laboratori di intonaci in terra cruda _ loc.Corsiglia, Neirone _ GE

By isabella • Terra Cruda • 19 ott 2013

28/29 Settembre 2013

05/06 Ottobre 2013

la porta di Casa Lilla


A cura di Isabella Breda e terraTERRA, con la collaborazione di associazione culturale Jammin’

Obiettivo dei laboratori è stata la condivisione dei saperi e delle tecniche impiegati nella realizzazione di intonaci e decorazioni murarie in terra. La terra locale e le pareti di Casa Lilla, un manufatto in pietra situato in uno splendido contesto rurale, hanno offerto ai partecipanti la possibilità di sperimentare l’intero percorso di intonacatura di un ambiente interno ed esplorare le potenzialità espressive della terra.

La comprensione dell’esistenza nasce dal nostro incontro con il mondo e risulta più profonda e creativa quando vi è integrazione tra corpo e mente. Alla vista di un bambino il fuoco non brucia ma nell’esperienza del tatto, scopro il calore e questo aggiunge una “nuova consapevolezza del sé”. Nell’intima capacità di “entrare nelle cose” si esprimono partecipazione emotiva e la relazione fisica del corpo.

In una società odierna in cui gli spazi fisici del mondo vengono tradotti in innumerevoli immagini frammentate e in vorticosi slogan pubblicitari manipolati dalla tecnologia, il senso della vista diviene saturo, l’occhio perde la capacità di interagire con gli altri sensi, perde e non vive la plasticità del sistema percettivo. Nella profonda connessione tra interiorità ed esteriorità il senso del nostro sé si espande, al contrario, se siamo immersi nel flusso incessante delle innumerevoli immagini, il senso della plasticità, dello spazio e del tempo risultano alterati, imprigionati all’interno di un contenitore puramente mentale e viaggiano separati dal nostro corpo. Il rischio di un osservatore incorporeo è quello di vivere separato, distaccato: la nostra esperienza di interiorità negli spazi che abitiamo e la possibilità di vivere il rapporto con la materia viene annientata, la nostra coscienza risulta sterile e offuscata.

L’esperienza di Casa Lilla ci ha permesso di fluire liberamente con corpo, mente e spirito nello spazio e di percepire la totalità di un luogo in cui il flusso dei movimenti ha permeato lo spazio della casa e il silenzioso predominante verde degli elementi naturali, tra felci, alberi di pere, castagneti, querce, praterie di arbusti, rovi e un’altissima concentrazione di svariati e operosi insetti che tracciano linee invisibili tra i fili d’erba.

Potrei scrivere di sostenibilità, di proprietà e caratteristiche della terra, di come preparare un buon intonaco, o di come ottenere effetti decorativi partendo anche solo dalla scelta dagli inerti da usare per un impasto, ma ciò che per me distingue questa esperienza, è la sorprendente interazione del flusso dei movimenti di ogni persona con le altre; l’armonia, la fluidità, le potenzialità, l’ingegno provenienti dalla fusione di più forze creative che ha dato sostanza ai pensieri ideando con il tatto; l’energica reattività e alternanza di mani nella terra (corpo) di pensieri, emozioni e sensazioni (mente) in rapporto allo spazio. Il corpo come centro di integrazione delle esperienze sensoriali.

Spesso mi chiedo quale sia il vero ruolo dell’architetto, da dove sia necessario partire affinché un progetto sia rispettoso dell’ambiente e attento alle esigenze dell’uomo, e sempre più mi rendo conto che non può esistere architettura, qualunque essa sia, se non vi è interazione tra il corpo, l’immaginazione e l’ambiente. Lo spazio va osservato, toccato, ascoltato e odorato. La proiezione del corpo e del movimento nello spazio generano l’architettura.

L ‘individuo esprime la sua esistenza nel tempo e nello spazio attraverso corpo, pensieri, emozioni, immaginario, sensi, in quella “linea” in cui si manifesta la materia: nell’intreccio tra le profondità e le altezze, tra espansioni e contrazioni, tra l’ impenetrabile e gli stati liquidi, tra increspature e illimitate superfici piane.

Incontrare Casa Lilla ci ha permesso di vivere la natura esuberante dell’esterno e lo spazio intimo e semplice di un’abitazione inserita in un ambiente rurale. Due fine settimana, due laboratori impegnati a fare. Un momento dedicato a tastare la terra estratta dal luogo per trovare la formula d’impasto adatta a foderare le pareti del piano terra, l’altro per offrire alle stesse pareti, superfici plasmate e decorate ad abbellire e rivitalizzare l’ambiente.

Siamo nel comune di Neirone in Val Fontanabuona, in una conca alle pendici occidentali del monte Caucaso a circa 30 chilometri ad est di Genova. La valle è nota per la sua magnifica ardesia. Il territorio è ricco di boschi, di pascoli e di acque. L’incessante attività dell’uomo ha prodotto manufatti in pietra, piccoli nuclei di abitazioni ancora non del tutto abbandonati costruiti con tecniche semplici, materiali facili da reperire e poco costosi. Un territorio rimasto incontaminato e protetto dalle genti del luogo.

La struttura della casa è a pianta rettangolare. Il piano terra, probabilmente la vecchia stalla, presenta nude pareti in pietra. Una scala esterna conduce alla porta d’ingresso al piano primo. Un piccolo vano accoglie il rimbombo dei nostri passi sul solaio in legno. Davanti a noi una ripida scala dello stesso legno, conduce all’altezza delle camere e divide il piano in due ambienti. A sinistra la cucina, delimitata dalle pareti irregolari, rivestite di un gesso ingrigito dal fumo di una vecchia stufa in ghisa. A destra l’attuale sala da pranzo, illuminata dalla luce che filtra tra gli alberi ed entra da due scricchiolanti finestre.

Proprietari Fabio e Giorgia e la neonata Anna Rosa. Il confine e la distanza che definiscono chi possiede la casa da chi è ospitato, si è dissolto nel momento in cui le nostre mani hanno ricevuto le chiavi della porta di Casa Lilla. La disarmante apertura e la fiducia trasmessa ci hanno trasformato nei custodi di quel luogo, trasferendoci un senso di cura e di responsabilità. La scelta di non fare riferimento a delle strutture per il pernottamento ha invitato ogni persona a interagire costantemente con l’ambiente. Nel tempo e nello spazio di queste giornate il rapporto con la materia ha generato un’ unica continua esperienza. Setacciare la terra, studiare le miscele, preparare un buon impasto per il fondo delle pareti, applicare gli intonaci di finitura, assaporare l’incontro del palato con il gusto delle more appena colte, cucinare le verdure del luogo nella fumosa stufa in ghisa, ha permesso ad ognuno di toccare la profondità spaziale intrecciando e condividendo i pensieri, i pasti, le notti nell’intimità di uno spazio semplice e domestico.

L’esperienza coinvolge il corpo quando sono impegnato nel fare. Il processo creativo nel tempo e nello spazio sperimenta l’organismo nella sua totalità. Lo sguardo implica un tocco inconscio, e il tatto diventa qui contatto con la materia, con la gravità, si confronta con i pesi più o meno leggeri e con quegli equilibri compositivi che una decorazione richiede.

Una volta trasferite le tecniche decorative si è scelto di intervenire direttamente sulle pareti senza disegnare preventivamente su carta alcun progetto. Può risultare rischioso, ma credo che il modo per stimolare un pensiero creatore non condizionato, a cui corrisponda un gesto il più disinvolto possibile, sia lasciare spazio all’improvvisazione e all’intuito, proponendo al tempo stesso un tema, un filo conduttore che suggerisca una direzione comune. Incidere con un libero segno le pareti intonacate in terra è stata l’azione che ha aperto le giornate del secondo laboratorio e ha invitato il gruppo ad annullare la distanza tra immaginazione e azione. La linea ha rotto la consistenza delle pareti marcando la direzione in cui far confluire le forze creatrici di ognuno, in un unico dialogo con lo spazio. E’ diventata il segno che ha tradotto nella materia le nostre intenzioni. Il corpo come centro di intenzionalità nel momento presente. Una linea flessibile, curva, sinuosa, ondulata. Un segno moltiplicato e trasformato dall’incontro con le mani: graffito, scavato, impresso, ingrossato fino a diventare rilievo. Togliere la materia, lasciare impronte, dare consistenza.

Un’esperienza artistica in cui i pensieri di ognuno si sono intrecciati agli altri, in cui l’operare era un invito alla libera espressione in una visione consapevole del nostro essere in quel luogo: accogliere le incertezze e avere il coraggio di fare, di intervenire in una visione totale, ampia, multipla, partecipata e integrata agli altri. Tatto e vista si sono accompagnati rafforzando il senso di materialità e stimolando la capacità di guardare da più angolazioni.

Le superfici di Casa Lilla incorporano ora e rivelano nella materia quegli equilibri e quei rapporti frutto di azioni, movimenti e gesti scaturiti dalle strutture fisiche, mentali e spirituali di ognuno. Incorporano gioia, emozioni, capacità di mettersi in gioco, amore per il fare, momenti di felice stanchezza. Un dialogo tra ricezione interna e percezione esterna nella sorpresa reciproca della conoscenza. E parte dell’invisibile diventa visibile.


Grazie a Fabio e Giorgia
a Mirko, Luca, Davide, Stefano, Vincenzo
a Milena, Stefano, Leda, Alessandro, Andrea, Anita, Giulia, Daniele, Greta, Sara, Francesca, Giulia, Valentina, Elisa, Ilaria, Daniel, Federica, Marco, Stefano, Daniela