ristrutturazione e workshop con la terra _ Bussero, Milano Est

By isabella • Terra Cruda • 6 set 2014

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con il progetto, l’organizzazione, la vivacità e la dedizione di Ivan Cosentino e Davide Pedemonte e l’energia di chi ha partecipato
 
 
Un restauro. L’ occasione per prendersi cura delle materie che costituiscono gli interni di un edificio storico. L’utilizzo della terra. L’esplorazione di un luogo e di un paese a me sconosciuti, a est di Milano. L’intreccio con la vita di altre persone, con i diversi modi di pensare, di sentire e di agire. La conoscenza si amplifica e un senso di pienezza confluisce in una serie di riflessioni.
 
Il mondo sensibile si articola intorno al corpo come centro. Lo spazio cresce, si dilata, si restringe, si riempie, si svuota, raggiunge altezze e profondità, si espande nella luce e si inabissa nel buio dell’infinito. Il corpo fa parte dello spazio, si compenetra con esso, lo misura, lo abita. Mi chiedo da dove origina l’architettura. Non si tratta soltanto del prodotto ottenuto dall’atto del costruire, credo piuttosto in una percezione immediata racchiusa forse nel nostro inconscio ed espressa nella relazione del corpo con lo spazio. Penso all’architettura come ad un processo insito in quell’intelligenza emotiva capace di tradurre e decifrare l’atmosfera di una situazione ambientale, capace di interiorizzare proprietà e relazioni di una «realtà» che non si esprime solo attraverso le leggi fisiche. Strutture astratte che si manifestano nel piano della materia. Forse l’architettura è già nella sensazione di protezione che offre la fronda di un albero o nella forma sinuosa di una cavità rocciosa che ci accoglie. Lo spazio è un pieno che accoglie i percorsi di chi lo attraversa, rende visibile la consistenza dei segni lasciati dai vari passaggi, odora di storia, di vita, o non odora affatto. Penso a quelle architetture che diventano null’altro che una celebrazione di chi le ha progettate. Prodotti confezionati e resi poco attraenti quando avvolti nell’artificiosità dei materiali sterili contrapposti alle esigenze autentiche di un vivere semplice che riflette sul significato di necessità e di comodità. Qualunque sia la forma che assume, e lo scopo che assolve, l’architettura è riflesso e proiezione di uno stato dell’essere, di una condizione umana, di un pensiero, è un campo pervaso da forze che contribuiscono alla metamorfosi della materia e deve rapportarsi alle domande esistenziali fondamentali.
 
In questa occasione il contesto mette in relazione la tipologia di un determinato patrimonio storico con un intervento di “innovazione” inteso come espressione del presente. Ricordare, confrontare, integrare. Il presente diventa il momento della realizzazione in cui connettere la memoria del passato con quanto sta avvenendo, nello stesso ambito culturale: l’architettura è un continuum spazio-temporale sottoposta ad un processo di eterna trasformazione.
Siamo nella parte più antica del paese di Bussero, antico borgo rurale a pochi chilometri da Milano. Piccole case costruite sul disegno di piante longitudinali aggregate e raccolte intorno a vecchi cortili visibili quando accessibili, celati o immaginabili dietro i portoni.
In una parte di uno di questi antichi edifici a corte sono stati ricavati due ambulatori: uno di pediatria, l’altro di rieducazione posturale.
Tre stanze collegate da due piccoli vani. Un ambiente stretto e alto, allungato. La parte che guarda a Est è accessibile da un vano che diventerà una piccola sala d’attesa e si affaccia sulla corte. L’accesso all’altro ambulatorio si trova nel lato Ovest, segnato da una strada che, come un vaso sanguigno, scorre tra le case e si collega ai rimanenti percorsi stretti e serpeggianti.
Abitato probabilmente da piccoli proprietari terrieri, diventato poi una sartoria, trasformato in un asilo, ha ospitato in ultimo la sede di una precisa scelta politica, riconoscibile nel simbolo disegnato e inciso nella soglia in pietra di uno degli ingressi.
La pelle delle pareti è composta da una pittura gessosa, in alcuni punti si distacca in scaglie e scopre un verde smeraldo. Rimuovendo gli strati di rivestimento sono affiorate le mura antiche costituite da mattoni cotti. Assorbite dall’involucro murario, porte ed archi raccontano come i percorsi e l’articolazione degli ambienti siano mutati nel tempo. Mura storicamente dense sono ora il sostegno dei nuovi interventi e generano altre immagini di vita in evoluzione.
Durante le giornate di cantiere lo spazio ha catturato l’attenzione e si è reso permeabile alla curiosità di chi abita le sezioni di edificio sopra, a lato, intorno. Da chi passava nella strada, da chi ha lavorato per anni nel settore edile e veniva a supervisionare il procedere dei lavori. Le porte sembravano essere le quinte di un teatro: telai che chiudevano e aprivano la scena animata dall’incontro tra noi e l’esterno altrettanto pulsante, in un confronto diretto tra chi era impegnato nel fare e chi osservava o chi, tra una chiacchiera e l’altra, chiedeva spiegazioni e dava suggerimenti. Giovani, meno giovani, cugini, amici, genitori, passanti: ogni tanto da una parte o dall’altra, dall’esterno, qualcuno si affacciava.
Le attività di cantiere si sono aperte a chi interessato ad imparare qualcosa di più riguardo il materiale terra, proponendo un corso di tre giornate. Il ventaglio di interventi è stato ampio, ricco di idee e di alternative. Un progetto per verificare costantemente quelle che sono le questioni teoriche, sperimentando alcune delle tecniche applicabili alla terra: pisé, intonaci, finiture in tadelakt, mattoni in terra paglia. Un’ ambiente così non poteva che richiamare l’attenzione su ogni piccolo vano, sui pieni e i vuoti ricavati e risultanti negli spessori delle pareti, su ogni rientranza, su ogni sporgenza derivante da quegli intonaci rimasti inglobati alle pareti a suggerire interventi quasi scultorei. Una netta e diretta corrispondenza tra ciò che disegnava gli spessori delle mura e la proposta delle idee da realizzare.
Ognuno ha potuto scegliere dove apprendere, provare ed esprimere le varie proposte, ruotando alternativamente prendendo parte alle diverse attività e piano piano questo luogo si è arricchito della materia della sua stessa storia, ricoperta o sagomata dalle mani di chi ci lavorava.
 
La varietà degli interventi ha fatto emergere il ruolo e l’importanza del dosaggio dell’acqua in rapporto alla terra, evidenziando la relazione tra una determinata tecnica e il tipo di impasto da preparare.
La coesione esprime la proprietà delle particelle della terra di restare aggregate quando sul materiale si esercita un’azione di trazione e dipende dalla quantità e dalle proprietà delle particelle delle argille. Il tutto è reso possibile quando le particelle di argilla entrano in contatto con l’acqua. Il contenuto d’acqua presente nella terra indica un determinato stato della terra e segna il passaggio da uno stato liquido, plastico, semi solido, secco. Ogni tecnica richiede una data corrispondenza tra il dosaggio d’acqua e la quantità di terra.
MATTONI IN TERRA PAGLIA impasto plastico: La plasticità definisce la capacità di una terra di essere modellata e di subire delle deformazioni senza rompersi o fessurare. Una parte dei mattoni è stata fatta nelle giornate precedenti il corso in modo da farli seccare. Sono stati impiegati per elevare la parete di fondo del bagno, incorporando, tra un mattone e l’altro, il volume di alcune bottiglie in vetro a far filtrare la luce.
PISÈ terra umida: I muri vengono realizzati compattando la terra all’interno di un cassero; l’attitudine della terra ad essere compattata dipende dell’energia impiegata nella battitura e del tasso di umidità presente. E’ stata impiegata la terra del luogo alternata ad altre terre raccolte in momenti e luoghi diversi. Stratigrafie di terra a comporre due elementi, due panche frutto dell’ideazione di chi c’era. Trame di terra, una sorta di tessuto che incarna il gesto semplice del comprimere e sprigiona la bellezza della terra così com’è, nuda nella sua pluralità.
INTONACI terra viscosa: si tratta di ottenere un impasto denso, prima che diventi troppo liquido. Sono state preparate miscele per intonaci di sottofondo aggiungendo alla terra anche le sabbie più grosse a dare maggior corpo alle pareti. L’ intonaco di finitura è stato scelto tra una serie di campioni combinando terra e tipi di sabbie e di inerti differenti a volte alterando il colore della terra con degli ossidi.
PITTURA DI ARGILLA terra liquida: alla terra viene aggiunta molta acqua. E’ una mescola molto diluita. E’ stata applicata a ricoprire le superfici del soffitto a sigillare ogni ambiente con la terra di Bussero.
In una passeggiata notturna cammino e arrivo nel luogo del cantiere. Osservo la corte. Dopo tante giornate passate tra il fare, respiro la memoria delle azioni e avverto lo spazio vuoto lasciato da chi se ne è andato, come qualcosa di pieno e articolato.