intonaci artistici e terra paglia_modulo teorico-pratico_Todi (PG)

By isabella • Terra Cruda • 9 set 2012

presso CANTIERE SCUOLA PERMANENTE BALLE DI PAGLIA – TERRAPAGLIA – INTONACO D’ARGILLA PER LA REALIZZAZIONE DI UN LABORATORIO OLEARIO_fattoria scuola dell’istituto agrario “Ciuffelli”

in collaborazione con Eliana Baglioni architetto e Sanni Mezzasoma di Panta Rei


In occasione di giornate come queste, dove hanno luogo e si concretano specifici corsi, si muovono parallelamente le occasioni per nuovi incontri. Oltre ad essere momenti di formazione in cui il lavoro di cantiere progredisce, sono quindi giornate in cui vengono sollevate riflessioni non trascurabili. Uno dei temi qui toccati ha evidenziato l’esigenza di trovare un terreno fertile comune che non coinvolgesse solo architetti, professionisti o chi specializzato ma che si estendesse a più e vari interlocutori e anche a chi, per altre ragioni non strettamente legate al progetto, era in qualche modo coinvolto alle attività presenti nello spazio in questione. La scuola-cantiere tratta il progetto di un futuro oleificio di proprietà dell’Istituto Agrario di Todi poco lontano da Perugia e si apre, in questo contesto, al tessuto sociale: i ragazzi ospitati dalla Caritas di Todi, in alcuni casi rifugiati politici, sono stati direttamente coinvolti nel lavoro delle campagne coltivate appartenenti all’Istituto Agrario nonchè nelle attività di cantiere. La struttura dell’edificio era già esistente. Un’ossatura in travi e pilastri da tamponare con le balle di paglia pensate intonacate in terra cruda. L’introduzione al corso puntava ad un’analisi della terra e quindi al contatto diretto con i materiali. Sperimentare varie mescole per intonaci, impastare terre prelevate a livello locale ma da luoghi diversi, la posa in opera di vari impasti su più supporti, ha costituito il primo step del corso. Stiamo cercando di rimpadronirci della conoscenza dei materiali naturali, riprendere tecniche apparentemente semplici dalle radici molto lontane dove accorgimenti e interventi, frutto di conoscenze contemporanee, permettono di evolvere l’arte del costriure e questo va a delineare nuovi argomenti. Uno di questi è lo scambio, il confronto diretto e lo spirito colletivo che emerge in queste occasioni e sopratutto nell’autocostruzione. La riflessione è approdata sul senso del fare: trasferire si gli strumenti ma tralasciare “volutamente” alcuni passaggi tecnici che certo sono indispensabili ma che, in questo caso, ci siamo permessi la libertà di trascurare per valorizzare le capacità espressive individuali: dare una possibilità più ampia introducendo lo stimolo alla sperimentazione individuale e rafforzare la complicità tra chi pensa e chi fa. Spesso nasce inaspettatamente una vera e propria ricerca sul campo che sviluppa la capacità di ricavare soluzioni efficaci partendo da pochi strumenti. Pareri contrastanti possono originare da questa scelta ma credo che ogniuno possa confrontarsi con esperienze tra loro diverse per cui questo approccio non intende escludere altre formule. I presupposti per attuare un percorso formativo dovrebbero considerare l’importanza di far compenetrare l’aspetto tecnico con quello più legato all’intuizione, per poi approdare alla concretezza. Strutturare “meccanicamente” identità specializzate, nasconde il rischio di appiattire le risorse espressive e la capacità di autonomia. Treasferire metodi e strumenti, rispettare la libera espressione in rapporto ai ruoli e alle responsabilità di ogni figura, sviluppare un senso critico che alimenti un confronto costruttivo, sembrano essere obiettivi scontati ma vorrei evidenziarli e considerarli la base di un “linguaggio” in grado di condurre nuove figure ad autodelineare in quale campo esprimere meglio le proprie potenzialità.